Buongiorno a te!
È di nuovo giovedì ed eccomi anche questa settimana nella tua casella di posta elettronica o semplicemente sulla piattaforma Substack.
Quando intervisti un finalista olimpico (se hai perso l’ultima uscita, puoi trovarla qui), è difficile mantenere quello standard per le newsletter successive, quindi ne ho approfittato per raccogliere più testimonianze anonime (ma non per questo meno rilevanti) e trattare il tema “la paura dei nuovi inizi”.
Ma perché?
Perché queste ultime settimane sono state veramente frenetiche con tanti spunti e tante novità. La più significativa, per quanto mi riguarda, è stata un’offerta di lavoro che implicherebbe diversi cambiamenti nella mia vita, primo fra tutti quello di trasferirmi a circa tre ore da casa.
“Che vuoi che sia… “…dirai tu.
Per una persona abituata a pianificare e a sapere (quasi) sempre come organizzare la propria vita, non è un cambiamento da poco. E allora mi sono interrogata su quali fossero le mie paure e le mie preoccupazioni di fronte a questo cambiamento cercando di ottenere delle risposte un po’ più nitide. Bene. Nel frattempo non le ho trovate.
Quindi, per sentirmi meno sola in questo processo, ho chiesto ad alcune persone che conosco o che ho appena conosciuto quali fossero le loro riflessioni di fronte ai “nuovi inizi”, a dei cambiamenti che lasciano numerose incertezze.
Oggi, ti racconto di loro.
✏️ Lanciarsi in qualcosa di nuovo
Monica: “Se penso a tutte le esperienze che hanno dato il via a dei nuovi inizi, la prima emozione che mi ha da sempre ostacolato è stata la paura di non essere all'altezza del percorso che avrei dovuto intraprendere. Oltre a questo temevo di sbagliare qualcosa e quindi fallire in progetti che spesso, visti da fuori, sembravano più grandi di me. Ho sempre percepito grande insicurezza e ansia, quelle che ti fanno pensare di non essere capace o di non essere la persona giusta per fare determinate esperienze e quindi di uscirne insoddisfatta.
Alla fine però, mi ci sono sempre buttata e spesso con un riscontro positivo!”
Ross: “Io sono una persona impulsiva e non tendo a pensare molto al futuro e a quello che può succedere perché sto molto bene nel non sapere cosa mi aspetta. In questo modo, mi sembra di avere la possibilità di poter provare qualcosa di nuovo ogni volta. Paradossalmente ho più paura di un contratto di lavoro a tempo indeterminato che di uno che viene rinnovato ogni tre mesi. Mi rendo conto che è la controtendenza… ma sono fatta così. Avere una vita statica mi preoccupa molto di più.
L’unica vera paura, se così la si può definire, è quella di sentirsi dire “te l’avevo detto” quando le cose non vanno secondo le aspettative. Soprattutto se a farlo sono i genitori”.
Rachel: “Per me "inizio" è una parola che porta un mix di emozioni: da un lato sono ciò che mi permette di andare avanti, sono il carburante, la motivazione... dall'altro sono ansia, paura dell'ignoto. Provo agitazione ogni volta che devo fare qualcosa per la "prima volta" perché la mia mente è spaventata da ciò che non conosce e si mette in allarme cercando di prefigurarsi tutti gli scenari possibili. Nonostante ciò è come se io fossi quasi dipendente da questa sensazione perché cerco sempre nuove esperienze, nuovi percorsi da intraprendere... non riesco a stare ferma nella stessa zona di comfort oltre un certo limite. Nel tempo sto imparando a prendere confidenza con questa sensazione e sta diventando quasi una sfida con me stessa. Arrivo da un'infanzia e un'adolescenza in cui non facevo nulla se non conoscevo qualcuno che la facesse con me. Per esempio, ai corsi di nuoto dovevo sapere prima chi ci fosse, perché questo aspetto avrebbe influenzato tutto... era come se pensassi di non essere in grado di fare nulla da sola. Questo però, con gli anni, mi portava ad essere estremamente dipendente dagli altri. Allora pian piano ho deciso di bastarmi da sola, scegliere in base alle mie preferenze e pensare di riuscire a cavarmela, in un modo o nell'altro”.
Joy: “I cambiamenti e i nuovi inizi possono fare paura e, per questo, causare resistenza e pensieri. Questo vale per un nuovo lavoro, un viaggio, un’esperienza, un rapporto con un’altra persona, ecc. Non è semplice trovarsi davanti a qualcosa di nuovo perché in esso sono presenti sempre molte domande e aspettative che a volte non ti fanno dormire la notte. Fare una scelta significativa, inoltre, potrebbe lasciare scontento qualcuno. Secondo me i timori e le paure devono essere tenute in considerazione, ma non devono rappresentare il freno al cambiamento o la “scusa” per non farlo, altrimenti c’è il rischio di non prendere una decisione e di perdere un’occasione. Ai nuovi inizi, poi, sono sempre legate le aspettative. Negli anni ho imparato che queste non devono mai essere troppo elevate, soprattutto all’inizio.
Questo perché il nuovo percorso che intraprendiamo non sarà sempre lineare e per raggiungere degli obiettivi ci vogliono tempo, lavoro e costanza.
I nuovi inizi sono in grado di darti nuova energia, nuovi stimoli, ti permettono di metterti in gioco e di conoscere nuove persone lungo il percorso che possono arricchirti e aiutarti lungo la strada. Infine, non dobbiamo avere paura a chiedere un consiglio o un punto di vista alle persone vicine e di cui ci fidiamo.
Anche se alla fine la decisione sarà comunque nostra”.
Phoebe: “Penso che la paura di approcciare nuovi inizi dipenda molto dalla condizione in cui si è quando le si comincia. Mi è capitato di lanciarmi in una nuova avventura in un momento in cui avevo bisogno di cambiare aria e di fare nuove esperienze ed è stato eccezionale, davvero un sospiro si sollievo. L'incognita non faceva paura, al contrario era una boccata d’ossigeno contornata da tanta curiosità. Invece, in un'altra occasione, ho dovuto trasferirmi per necessità ed è stato completamente diverso. Paragonavo ogni cambiamento alla vita di prima, vivevo ogni incognita con ansia. In generale ero meno aperta al cambiamento.
Dalla mia esperienza posso quindi dire che la riuscita o meno di una scelta dipende molto dalla ragione che ti spinge a cambiare e a tutto ciò che ti lasci alle spalle.”
Chandler: “Ho deciso di iscrivermi all’università mentre lavoravo all’80% e il mio entusiasmo si è subito scontrato con un’infinità di dubbi come “Ce la farò? Riuscirò a gestire tutto? E se deludo le aspettative? Oltre a questo, mi preoccupavo di altre possibili conseguenze come il sovraccarico mentale e fisico, la gestione del tempo, il timore di non essere davvero all’altezza dell’università in quanto avevo bocciato un anno di liceo…
Nonostante questi timori ho iniziato e concluso con successo, ma non senza difficoltà, i miei anni universitari e oltre al bagaglio formativo, sento di essere cresciuto come persona. Ho scoperto nuovi punti di forza sviluppando la cosiddetta resilienza e l’autodisciplina, ho aumentato la mia autostima riconoscendo anche quali fossero i miei limiti. In conclusione, ho avuto la conferma che non c’è mai una crescita senza sforzo o senza rischio.
Ogni nuovo inizio è dunque da vedere come “un atto di coraggio” (anche se in quel momento ci si sente tutto meno che coraggiosi). Alla fine il coraggio è quello di aver vissuto il percorso, aver iniziato a concluso il capitolo e aver dunque preso maggior consapevolezza di sé stessi!”
🧪 Esperimento riuscito?
Con un po’ più di tempo e insistenza avrei potuto raccogliere qualche considerazione in più, ma il mio obiettivo, molto personale e poco scientifico, era quello di capire meglio come altre persone vivano questi momenti di incertezza mista a confusa novità. È curioso vedere come alcuni siano perfettamente a loro agio e come altri si preoccupino più del giudizio altrui piuttosto che della propria decisione.
Io ho vissuto delle esperienze simili semplicemente iniziando questa newsletter. Pensavo a chi era già in agguato con i suoi “Ma perché deve fare ‘sta cosa?”….
Ma la vera magia avviene quando quegli enormi perché diventano “E perché no?…”
E se non ci riesco? …. e se invece ci riesci?
E se non ce la faccio?… e se invece ce la fai?
Assomigliano alle frasi dei biscotti della fortuna che danno al ristorante dopo una bella scorpacciata di SUSHI, ma potrebbero essere dei semplici meccanismi per affrontare con un po’ più di spensieratezza alcune piccole-grandi scelte.
Credo che dietro a questo ci siano tanti aspetti, piuttosto psicologici, molto più grandi di me. Magari, un bel podcast di approfondimento con una psicologa potrebbe tornare utile :) #staytuned
🏃 Le mie conclusioni
Credo di aver voluto fare questo esperimento per sentirmi meno sola nella presa di posizione rispetto a questa proposta di lavoro. Mi sono chiesta se è davvero un’esperienza utile, se è quello che voglio per me per i prossimi anni. Alla fine ho valutato tanti aspetti e ho capito che i punti a suo favore sono decisamente maggiori rispetto a quelle che possono essere le criticità.
Quindi, da luglio la mia newsletter continuerà, ma sarà verosimilmente scritta altrove. Poco importa, di storie ed emozioni è pur sempre pieno il mondo!
UN STORIA PER TE
Visto che per Newsletter #02 non avevo un ospite speciale, non ti consiglio un libro, bensì allego una storia con la quale sono crescita. Così semplice quanto vera.
Si intitola: “La famiglia, l’asino e le malelingue”.
C’era una volta una famiglia composta da tre persone: una madre, un padre ed un figlio di 12 anni che insieme, decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “Guardate quel ragazzo quanto è maleducato. Lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”. La moglie disse a suo marito: “Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio. Sali tu sull’asino” Il marito la ascoltò e salì sull’asino.
Nel secondo paese, la gente mormorava: “Guardate che svergognato quel tipo. Lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa”.
A quel punto il marito chiese alla moglie di salire mentre lui ed il figlio tiravano l’asino.
Anche nel terzo paese, il solito mormorio. “Pover’uomo! – si disse – dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio. Chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!”. Sconfortati, decisero di salire tutti sull’asino e continuare la loro vacanza.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena!”. Seccati dalle critiche, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino.
Ma le critiche non erano terminate. Arrivati al paese successivo udirono delle persone ridere tra loro: “Guardate quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”
Io la adoro! Ad un certo punto, continuare a preoccuparsi solo del pensiero degli altri, influenza alcune nostre scelte le cui conseguenze potrebbero in realtà stupirci.
LAS CHOCOAVENTURAS
Se non ti ricordi cosa sono le Chocoaventuras, clicca QUI.
In queste ultime due settimane non ho vissuto o assistito a situazioni particolari, però un paio di fatti te li posso raccontare.
Qualche giorno fa ho incontrato un signore di 90 anni e ci ho scambiato due chiacchiere. Aspetto curato e ancora in eccellente forma. Si muove a piedi tranquillamente ed è ancora autonomo in casa. Io ci metterei la firma oggi.
Allora gli ho chiesto quale fosse il trucco per arrivare così in forma alla sua età e la risposta è stata: “Non lamentarsi sempre e avere tanti amici”. Quanta saggezza!
L’altra scena piuttosto divertente è stata vedere due bambine, direi di circa 9 anni che dovevano pagare i propri gelati. Avevano entrambe un portamonete. Arrivano in cassa, una guarda l’altra e le dice: “Paghi tu o pago io?”. Dopo una breve pausa di silenzio, una risponde “Pago io.” E l’altra le dice. “Brava, paga tu”.
Così giovani e già così astute …
E anche per questo giovedì è tutto.
Grazie per essere arrivato fino a qui!
A presto,
Emmina
Come sempre mi farebbe davvero piacere avere un tuo feedback, sapere cosa ne pensi e ricevere alcune critiche (possibilmente costruttive) su quello che hai letto finora.
Ci ho messo dei mesi per convincermi che fare un cambiamento profondo nella mia vita era la cosa migliore per me, e per chi mi vuole bene. Non è facile decidere di lasciarsi alle spalle i posti e le persone con le quali hai condiviso momenti importanti, ma a volte è necessario. Per diventare grandi.
E ora che ho deciso di fare questo cambiamento sento una scossa elettrica di ansia ed entusiasmo che risale tutte le vertebre, una ad una. Ed è la motivazione che mi spinge a tenere duro in questo momento complicato.
Sono un "maniaco del controllo" anch'io, non sapere cosa mi aspetta e se sarò in grado di gestirlo mi preoccupa. Ma allo stesso tempo mi fa vivere